QUANDO È IL MOMENTO GIUSTO PER FERMARCI

Come ogni anno mi ritrovo a presentare la Bottega di Natale cercando di non essere ripetitivo (lo sarò di sicuro) e soprattutto di non scadere in banalità scontate e allora a pochi giorni dall'inizio dell'Avvento mi imbatto così per caso (anche se il caso non esiste) in questo brano di Vangelo che mi aiuta a far luce sul perché dopo tanti anni tante persone proiettate in modalità bottega già da luglio, spendono il loro tempo per pensare, organizzare e gestire questa iniziativa di bene fatta di buone cose!

Mt 25,34-40

34Allora il re dirà a quelli che saranno alla sua destra: «Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla creazione del mondo, 35perché ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere, ero straniero e mi avete accolto, 36nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, ero in carcere e siete venuti a trovarmi». 37Allora i giusti gli risponderanno: «Signore, quando ti abbiamo visto affamato e ti abbiamo dato da mangiare, o assetato e ti abbiamo dato da bere? 38Quando mai ti abbiamo visto straniero e ti abbiamo accolto, o nudo e ti abbiamo vestito? 39Quando mai ti abbiamo visto malato o in carcere e siamo venuti a visitarti?». 40E il re risponderà loro: «In verità io vi dico: tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l'avete fatto a me».

L'elenco che fa il Signore ai suoi ascoltatori comprende affamati, assetati, pellegrini, ignudi, infermi e carcerati. A distanza di duemila anni le categorie delle persone bisognose hanno solo cambiato il loro modo di esserlo e a volte più difficile da individuare.

Questa è l'umanità alla quale il Signore ci chiede di guardare. Ci chiede di guardare coloro che sono nel bisogno, coloro che sono mancanti di qualcosa che è nelle nostre possibilità poter donare. C'è un equilibrio da ristabilire, una giustizia da riparare.

Dobbiamo da "buoni cristiani" saper discernere quei momenti in cui è necessario abbandonare la linearità delle nostre vite per decidere di intrecciare il cammino di chi vive nel bisogno.

La differenza che passa tra l'uomo di Samaria dal sacerdote e dal levita che lo hanno preceduto sulla strada da Gerusalemme a Gerico (cf. Lc 10,25-37) sta nel fatto che l'uomo di Samaria decide di interrompere il proprio cammino e intrecciarlo con l'uomo bisognoso che ha visto sulla strada mentre gli altri due che lo "videro e passarono oltre dall'altra parte". 


Grazie a questa iniziativa il Natale scorso abbiamo potuto intercettare un famiglia bisognosa della nostra comunità.

È stata una bella occasione per iniziare un cammino di vicinanza grazie alla Caritas. 


L'uomo di Samaria ha compreso che l'istante in cui il suo sguardo ha incrociato quello dell'uomo attaccato dai briganti era proprio quel "quando", qual momento favorevole in cui doveva agire.

L'uomo di Samaria comprende che dopo aver incrociato il suo sguardo con l'uomo bisognoso il suo cuore non sarebbe stato più lo stesso, e che se avesse rinunciato ad aiutarlo avrebbe rinunciato anche a qualcosa di sé stesso: alla sua capacità di amare e provare compassione. 

Gesù ci esorta a mantenere viva in noi la capacità di provare compassione per chi vive nel bisogno liberi dai condizionamenti e dai giudizi degli altri e tantomeno senza giudicare noi stessi le scelte degli altri, sapendo che tutte le volte che rinunceremo a tenere allenato il cuore, questo si indurirà.

Gesù ci chiede di saper riconoscere il suo volto in quello del bisognoso. Non abbiamo alibi per tirare dritto: anche se non incontreremo un affamato, accanto a noi potremmo trovare chi ha fame di una presenza silenziosa, sete di una parola di conforto, la necessità di essere vestito di un abbraccio. A noi la capacità di comprendere che è il momento giusto per fermarci e scegliere di avere compassione, non per la paura del giudizio, ma per onorare la nostra umanità.

Alla fine mi accorgo quanto è straordinario il Vangelo quando cerchi ispirazione se pur indegnamente interpretata per cercare di verbalizzare un pensiero molto più natalizio di quanto si possa pensare. Del resto se a Betlemme avessero avuto la certezza che fosse stato veramente il Salvatore a cercare un posto dove nascere sicuramente avrebbero fatto a gara ad ospitarlo in locande a 5 stelle! Ma lui si è accontentato di una stella con la coda certo ma pur sempre una e, una manica di disperati che l'ha saputo riconoscere.

Buon Avvento e Buon Natale!

Antonio Lecchi

Presidente Amici di don Maurizio o.n.l.u.s.